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I Fenici

Circa 3000 anni prima di Cristo, una popolazione di stirpe semitica si era stanziata lungo le coste siriane su una striscia di territorio stretta e lunga, aperta verso ovest sul Mediterraneo, avente alle spalle i monti del Libano e dell'Antilibano e compresa tra il Monte Carmelo ad est ed il fiume Oronte a nord. Questa terra venne denominata dagli antichi Fenicia, mentre i suoi abitanti vennero chiamati Fenici. A causa della limitata estensione e del territorio prevalentemente montuoso, i Fenici non poterono vivere esclusivamente di agricoltura, anche se seppero coltivare con perizia il poco territorio coltivabile, riuscendo ad ottenere grano e cereali in pianura, mentre in altura proliferavano le colture di viti e ulivi. Per loro sfortuna, il proprio territorio confinava con popoli tra i più forti ed organizzati dell'epoca come ad esempio gli Assiri e gli Egizi, che impedirono loro di espandersi al di là dei monti alla ricerca di territori più fertili. 

Non potendo praticare in modo intensivo l'agricoltura e la pastorizia, se non in scarsa misura, non potendo conquistare nuove terre a causa della superiorità militare dei loro vicini, i Fenici si dedicarono a quella che sarebbe poi divenuta l'occupazione che rese celebre la loro civiltà: la navigazione. Grazie all'abbondanza di legname proveniente dai monti del Libano, non mancò mai loro la materia prima per la costruzione delle loro velocissime e robuste navi: l'abbondanza di legname consentì ai Fenici di esportare il legno di cedro in quei paesi che ne erano sprovvisti. Oltre al legname, le navi fenicie trasportavano anche i prodotti industriali locali, che essi sapevano abilmente produrre sfruttando le risorse a loro disposizione: utilizzarono la porpora, sostanza molto ricercata nell'antichità, che veniva estratta da un mollusco, il murice, per tingere di rosso dei preziosi tessuti; fin dai tempi più antichi, venne loro attribuita anche la scoperta e la fabbricazione del vetro. I Fenici quindi non furono solo degli abili marinai, ma anche degli ottimi commercianti e industriali e come tali divennero presto famosi nel mondo antico e furono i più abili per eccellenza nell'area mediterranea. Con i loro attivissimi traffici, essi esportarono e fecero conoscere materie prime e prodotti delle loro industrie presso altri popoli del Mediterraneo, favorendone l'evoluzione verso forme più progredite di civiltà. Trovarono quindi un'ampia diffusione nel bacino mediterraneo i loro prodotti artigianali, che i Fenici producevano utilizzando le materie prime che giungevano fino a loro dall'Oriente per mezzo delle vie carovaniere: stoffe pregiate che essi tessevano e coloravano con la porpora, vasi e altri oggetti di vetro dei più diversi colori e forme, oggetti in avorio, terracotta, bronzo, ma anche ceramiche e gioielli. Questi ultimi si ispiravano a modelli egizi o dei popoli della Mesopotamia.

I Greci prima e i Romani poi, utilizzarono l'esperienza dei Fenici per estendere il proprio dominio nel Mediterraneo. Questi due popoli poterono infatti entrare più facilmente in contatto con quelle popolazioni che avevano in precedenza conosciuto e sperimentato l'opera fenicia ed il loro sistema di vita, ma non solo: essi sfruttarono anche le loro tecniche di navigazione e di costruzione delle navi. Sulle coste della Fenicia, molti erano i cantieri navali nei quali venivano costruite sia le navi destinate alla loro flotta, oppure alle flotte di quei paesi che ne facevano richiesta, sopprattutto l'Egitto. Dalla natura del territorio derivarono sia l'attività predominante dei Fenici che il carattere particolare della storia di questo popolo. La catena montuosa del Libano, che si presenta ad occidente come un rilievo costellato da numerose valli digradanti veso il mare divise fra loro da tutta una serie di contrafforti, contribuì a tenere divisi gli abitanti, facendo si che essi non riuscirono mai ad organizzarsi in forma unitaria. 

La storia dei Fenici è quindi una storia di varie città, ognuna delle quali formava uno Stato a sè. In ogni città vi era un re che governava assistito da un consiglio composto da anziani, esponenti delle più potenti famiglie cittadine. Dato che queste città avevano in comune l'attività marinara, esse sorgevano tutte lungo la costa e le più importanti fra loro furono Tiro, Sidone, Biblo, Tripoli e Berito, ubicate su promontori che, avanzando verso il mare formavano degli ottimi approdi naturali. Alcune tra queste città ebbero una maggiore importanza rispetto alle altre: Biblo iniziò ad avere rapporti commerciali con l'Egitto fin da tempi molto antichi; essa rappresentò il più antico centro della civiltà fenicia e il principale emporio del papiro. Nell'XI secolo a.C. Biblo cadde sotto la dominazione degli Assiri: fu in quel periodo che la città, interotti i rapporti commerciali con l'Egitto iniziò a decadere.

Dopo un periodo di supremazia di Sidone, l'egemonia sulle città fenicie passo a Tiro, la cui importanza durò fino al momento della conquista della Fenicia ad opera dei Persiani. Si trattò sempre di una supremazia economico-commerciale, comunque non tale da sottomettere politicamente il resto del Paese. Grazie all'impulso fornito da queste città, ma in modo particolare durante il predominio di Tiro, i Fenici svilupparono fortemente le loro attività commerciali e marinare, intraprendendo nuovi viaggi e allargando i loro traffici non solo con le popolazioni che si affacciavano sul Mediterraneo Orientale, ma anche con quelle del Mediterraneo Occidentale. Per effettuare al meglio questi commerci occorrevano però nuove basi commerciali nell'area mediterranea: se inizialmente essi si assicurarono dei semplici scali nei quali ripararsi in caso di necessità nel corso delle navigazioni più lunghe, o luoghi dove rifornirsi di acqua e scambiare merci, in seguito questi scali assunsero sempre più importanza, fino a diventare delle vere e proprie colonie. Sorsero così sulle coste del Mediterraneo dei centri importanti, popolosi e attivi, che non si limitarono a mantenere rapporti commerciali con la madrepatria, ma ebbero una vita indipendente e florida. Gli esempi più illuminanti furono: sulla costa africana Leptis Magna, Tapso, Cartagine, Utica e Ippona; in Sicilia vennero costituite le colonie di Panormo, l'attuale città di Palermo e Lilibeo; in Sadegna sorse la colonia di Cagliari, mentre sulla costa francese venne fondata MarsigliaSulla costa spagnola vennero fondate Abdera e Malaga. E' certo che le navi fenicie superarono anche le Colonne d'Ercole, lo Stretto di Gibiltera, fondando la colonia di Cadice. Gli antichi attribuirono ai Fenici la navigazione verso le coste del nord Europa: sembra infatti che per la fabbricazione del bronzo, si servissero dello stagno prelevato nella regione situata a sud-ovest dell'Inghilterra, l'attuale Cornovaglia, mentre nell'area del Baltico trovarono l'ambra. Nella storia della colonizzazione fenicia un ruolo particolare lo rivestì la città di Cartagine, a causa della grande importanza economica da essa raggiunta. Questa colonia venne fondata verso il IX secolo a.C., in seguito a contrasti politici interni alla città di Tiro. 

Cartagine crebbe ben presto in potenza, divenendo in breve uno dei più importanti centri del traffico commerciale svolto dai Fenici nel Mediterraneo; estese il proprio dominio in modo sia diretto che indiretto in vaste aree dell'Africa Settentrionale, dove fondò nuove colonie. Inviò propri coloni in Sicilia, Sardegna, Gallia e Spagna, dove essi crearono degli ottimi empori. Costituì quindi un solido impero commerciale nel Mediterraneo Occidentale: i Greci nel V secolo a.C. ed i Romani più tardi, si videro costretti a doversi misurare militarmente con questa potenza che al suo interno era governata da uomini appartenenti al ricco ceto dei commercianti. Con la loro vita fatta di viaggi e di relazioni commerciali con i popoli più diversi, i Fenici ebbero la necessità di esprimere graficamente il proprio pensiero in un modo più semplice rispetto a quello utilizzato dagli Egiziani e dagli Assiro-Babilonesi. 

A questa necessità essi sopperirono con l'invenzione dell'alfabeto, avvenuta nel 1250 a.C.: questo era formato da ventidue segni, ciascuno corrispondente ad un suono; combinandoli insieme era possibile scrivere delle parole. In questo modo era era loro consentito di esprimersi e comunicare in maniera molto più rapida di quanto non lo fosse utilizzando i geroglifici egiziani o i caratteri cuneiformi dei popoli mesopotamici. In seguito i Greci vi apportarono alcune modifiche che lo resero ancora più valido, come ad esempio l'introduzione delle vocali e la scrittura da sinistra a destra. I Fenici non furono dotati di un particolare spirito artistico e letterario: di loro non si conoscono opere d'arte di alcun genere. Essi furono famosi per le loro capacità tecniche che si espressero particolarmente nel campo delle costruzioni: architetti fenici contribuirono con la loro esperienza all'erezione del tempio di Gerusalemme. La massima perfezione la raggiunsero però nella tecnica nautica: furono loro ad iniziare la navigazione notturna orientandosi con la stella polare, studiarono il fenomeno delle maree e per primi utilizzarono l'ancora. Le loro convinzioni religiose riflettevano i loro sentimenti piuttosto aridi: politeisti, essi adoravano principalmente il dio Baal, divinità che appariva con aspetto e nome diverso a seconda della città nella quale sorgeva il tempio ad essa dedicato. A questo dio i Fenici non esitavano ad offrire sacrifici cruenti e, a volte, perfino umani.