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La guerra del Vietnam (parte prima)

Grazie all'autrice di questo post, Sara P.
-La guerra del Vietnam (parte prima)

Ho Chi Minh
Lo spirito nazionalista vietnamita si è sempre manifestato nel corso di lunghe guerre per la resistenza alle invasioni straniere a partire dal 111 a.C., quando i cinesi conquistarono il Vietnam. Tuttavia, fu il colonialismo europeo a rappresentare la minaccia più importante per l'indipendenza del popolo vietnamita: i primi rapporti con i portoghesi risalgono al 1516; i francesi vi giunsero nel 1615 e nel 1858 insediarono un presidio militare a sostegno delle attività di sfruttamento economico e di missionariato, per assumere poi, nel 1883, il controllo di tutto il paese, dividendolo nelle tre regioni della Cocincina a sud, dell'Annam al centro e del Tonchino al nord . L'opposizione al colonialismo francese ebbe inizio da subito, e nel 1927 nacque il Partito Nazionalista Vietnamita (VNQDD) tra gli intellettuali del ceto medio-alto in un primo tempo, per poi diffondersi tra le guarnigioni indigene successivamente. Ciò nonostante, la rivolta militare del febbraio 1930 fu soffocata e le conseguenti rappresaglie francesi decimarono i dirigenti del partito, spingendo i superstiti a cercare rifugio in Cina.

Quindi l'organizzazione nazionalista che ebbe maggiore fortuna fu il Partito comunista indocinese, di cui Ho Chi Minh fu il leader più rispettato; egli venne ignorato alla conferenza di pace del primo dopoguerra a Versailles, ma il suo discorso sull'autodeterminazione dei popoli gli permise di rivestire un ruolo importante all'interno del movimento nazionalista in Vietnam. Deluso dall'atteggiamento delle potenze occidentali decise di iscriversi al Partito comunista francese con lo scopo di lavorare per l'indipendenza del suo paese. Nel febbraio del 1930 fu tra i fondatori del Partito comunista vietnamita, il quale appoggiò le insurrezioni contadine dello stesso anno, domate però dai francesi. Nonostante l'instabilità del partito in questo primo periodo, esso riprese una posizione rilevante all'interno del paese e cercò di entrare a far parte di un vasto fronte nazionalista antifrancese.

Durante la seconda guerra mondiale i Giapponesi occuparono militarmente il Vietnam sottraendone il controllo ai Francesi, la cui struttura coloniale venne smantellata definitivamente nel 1945; nel 1941 Ho Chi Minh fondò il Viet Nam Doc Lap Dong Minh, comunemente noto come il fronte comunista Vietminh, che si adoperò nell'elaborazione di un programma nazionalista contro l'occupazione straniera. Il Vietminh aveva un braccio armato costituito dall'Esercito di salvezza nazionale che, malgrado il nome roboante, consistente in una una piccola banda che combatteva con armi costruite alla buona e che doveva inserirsi tra la popolazione locale per ottenerne l'appoggio.

Il crollo del sistema francese comportò un vuoto di potere che permise al Vietminh di assumere il controllo di sei province del nord dove, dopo la resa dei Giapponesi ad agosto, esso invocò un'insurrezione generale per dare vita ad uno stato indipendente. Il Vietminh non incontrò nessuna resistenza in gran parte delle province costringendo così Bao Dai (l'uomo a cui i giapponesi affidarono il governo del paese dopo aver cacciato i francesi) ad abdicare. Il 2 settembre Ho Chi Minh ad Hanoi chiese il riconoscimento della Repubblica democratica del Vietnam (RDV) e ne dichiarò l'indipendenza usando le parole della Dichiarazione d'indipendenza americana. Ma l'indipendenza del Vietnam non era riconosciuta da nessun'altra nazione, tanto che Gli Inglesi parteciparono ad un colpo di stato contro il comitato esecutivo del Vietminh che amministrava Saigon a nome della RDV. Il Vietminh fu costretto ad abbandonare Saigon e a riorganizzarsi nelle campagne e i Francesi poterono reclamare la loro colonia indocinese.

Il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt dapprima si oppose al ripristino del controllo francese in Vietnam, preferendo in alternativa l'amministrazione fiduciaria del territorio cui far seguire l'indipendenza; nel corso del 1945 il Vietminh collaborò con l'Office of Strategic Services (OSS) fornendo informazioni e ricevendo in cambio addestramento e armi ma, nonostante Ho Chi Minh chiedesse l'appoggio americano per quanto riguardava i suoi progetti politici, il presidente Truman e i suoi funzionari si dimostrarono più interessati al reinsediamento della Francia come alleata contro l'Unione Sovietica, e quindi contrastarono le idee comuniste di Ho Chi Minh.

Nel corso degli anni gli Stati Uniti sostennero sempre di più i Francesi arrivando a riconoscere formalmente il governo di Bao Dai come unica alternativa a Ho Chi Minh . Le spese militari in Indocina aumentarono e si unirono a sempre maggiori pressioni per un coinvolgimento militare in Vietnam; inoltre venne elaborata dai politici americani la “teoria del domino”, secondo la quale la presa di potere dei comunisti in un paese avrebbe innescato una reazione a catena nei paesi vicini. Nel caso della guerra tra Francia e Vietminh, la paura degli Americani era proprio quella che la perdita del Vietnam potesse estendere il controllo dei comunisti in paesi come Giappone, Indonesia, India e Filippine. Il compito degli Stati Uniti era quello di bloccare il dilagare del comunismo.

Le battaglie videro le iniziali vittorie del Vietminh nel Vietnam del Nord, ma la situazione migliorò per i Francesi con l'arrivo del generale Jean de Lattre de Tassigny, la cui aggressiva campagna militare riuscì a fermare l'offensiva del Vietminh nel Tonchino ma la sua morte comportò un abbassamento dell'entusiasmo bellico dei Francesi, i quali chiesero l'aiuto di Stati Uniti e Gran Bretagna che però decisero di non inviare altre truppe in Asia. Il nuovo comandante francese, il generale Navarre, sperava di coinvolgere il Vietminh in una grande battaglia che risultasse vittoriosa per i Francesi; il teatro di guerra prescelto fu Dien Bien Phu, località nella regione nordoccidentale del paese. L'assalto del Vietminh al campo d'aviazione francese ebbe inizio il 13 marzo 1954 ad opera degli uomini guidati dal generale Vo Nguyen Giap. Gli Stati Uniti presero in esame la richiesta di interventi aerei da parte dei Francesi, la cui situazione si faceva sempre più precaria. Il presidente Eisenhower si dimostrò favorevole all'intervento solo se fossero state rispettate delle condizioni che però non si verificarono; di conseguenza Eisenhower rifiutò di intervenire e Dien Bien Phu venne conquistata dal Vietminh il 7 maggio 1954.

Poco dopo ebbe inizio la Conferenza di Ginevra, alla quale presero parte i delegati di Gran Bretagna, URSS, Cina, RDV, Cambogia, Laos e Francia, mentre gli Stati Uniti e i rappresentanti dello stato del Vietnam di Bao Dai erano presenti come osservatori; conferenza nel corso della quale vennero presi in esame i problemi indocinesi . Forte della sua situazione predominante in buona parte del Vietnam, il Vietminh non volle scendere a patti durante i negoziati ma la Cina, preoccupata per la minaccia di un intervento militare americano, si unì all'Unione Sovietica nel fare pressioni su Hanoi affinché assumesse posizioni più moderate nel negoziato. L'URSS e la Cina misero in chiaro che, davanti ad una minaccia di intervento americano, i Vietnamiti avrebbero dovuto accettare un compromesso: la forza del Vietminh in Vietnam doveva cedere di fronte alla realtà politica della sua mancanza di forza a livello internazionale . Le decisioni alle quali si giunse furono: un cessate il fuoco, una provvisoria linea di separazione tra forze francesi e Vietminh lungo il 17° parallelo, elezioni per riunificare il paese entro 2 anni e la formazione di una commissione internazionale di supervisione sul rispetto degli accordi. Il Vietnam non era soddisfatto delle decisioni prese, ma la Cina e l'URSS erano maggiormente interessati a migliorare i rapporti con i paesi occidentali; da parte loro gli Stati Uniti decisero di non sottoscrivere questi accordi onde evitare di riconoscere il governo cinese, ma si dichiararono pronti a rispettarli. Il Vietnam restava dunque diviso in due zone militari amministrate da due governi civili: la Repubblica Democratica del Vietnam nel e lo Stato del Vietnam nel Sud .

A capo dello Stato del Sud vi era l'imperatore Bao Dai; per evitare che il Vietnam intero diventasse comunista, il segretario di Stato americano Dulles e suo fratello Allen, capo della CIA, decisero di mandare nel paese Lansdale con l'incarico di trovare un modo per evitare che il Vietnam passasse al comunismo. Si giunse quindi alla decisione di nominare Ngo Dinh Diem primo ministro al fianco di Bao Dai: Diem veniva da una famiglia cattolico, aveva prestato servizio per il governo francese ed era un convinto nazionalista ma, soprattutto, anticomunista. Dopo la partenza di delle ultime truppe francesi, nel 1955 si svolsero le elezioni. Nello stesso anno Diem poté consolidare il suo potere attraverso un referendum manipolato che gli consentì di sostituire Bao Dai e di smantellare la monarchia a favore dell'insediamento della Repubblica del Vietnam. A questo punto Diem non aveva più nessun interesse a competere in libere elezioni contro Ho Chi Minh, il quale d'altra parte si rese conto che nemmeno l'Unione Sovietica intendeva esporsi per far rispettare gli accordi di Ginevra.

Tra la seconda metà del 1954 e la fine del 1960 gli Stati Uniti intensificarono gli sforzi per limitare l'influenza comunista in Vietnam: il loro obiettivo era dare vita a uno stato non comunista autosufficiente e definitivamente separato nel Sud . Gli Americani intensificarono quindi gli aiuti a Diem, contando su di lui come alternativa nazionalista a Ho Chi Minh, ed era evidente che qualsiasi opposizione nei suoi confronti sarebbe stata considerato un atto ostile.

I Sudvietnamiti, preoccupati per il crescente potere di Diem, si organizzarono in modo più aggressivo per fronteggiare il regime di Saigon e nel 1957 iniziarono gli scontri tra l'esercito della Repubblica del Vietnam di Saigon e gli insorti del Sud. All'epoca la stampa americana si compiaceva dei successi di Diem e ne lodava l'impegno per sconfiggere il comunismo nel paese.

Gli insorti comunisti subirono molte sconfitte e nonostante Ho Chi Minh sperasse ancora nella caduta del regime di Saigon senza l'uso della forza, i leader del partito a Hanoi ammisero la necessità che i comunisti sudvietnamiti cominciassero ad attuare una strategia più aggressiva ed incisiva. Gli interventi di Diem avevano quindi stimolato l'inizio della guerra civile che, a partire dal 1960, cominciò a rappresentare una minaccia per il governo di Diem.

Diem, per guadagnarsi la fiducia del popolo, realizzò le agrovilles, villaggi fortificati contro le infiltrazioni dei guerriglieri, dove la popolazione fu costretta a trasferirsi abbandonando i propri villaggi d'origine; questo, insieme alla dilagante corruzione dei funzionari governativi, comportò la diffusione dell'opposizione del popolo e quindi la conclusione del programma. Ma ormai il malcontento era diffuso in tutto il Sud, soprattutto tra la popolazione contadina, e nel novembre del 1960 ebbe luogo un tentativo di colpo di stato che però non sortì alcun effetto, e infatti Diem riprese rapidamente il controllo.

A questo punto il comitato centrale di Hanoi decretò la creazione di una coalizione per la “liberazione del Sud” ; il 20 dicembre 1960 viene annunciata la nascita del Fronte nazionale di liberazione del Vietnam del Sud (FNL), formato non solo dai comunisti ma anche da altri gruppi ostili, ribattezzati in modo dispregiativo da Diem vietcong (“comunisti vietnamiti”). Il compito del FNL era quello di coordinare le questioni politiche del Sud e, benché fosse dominato da membri comunisti, non lo si può considerare come un organismo comunista bensì come una coalizione guidata dai membri del partito ma tenuta insieme da un programma comune.

Nel Sud la sua forza militare aumentava soprattutto tra la povera gente, per la quale il sostegno ricevuto da Hanoi rappresentava l'affermazione che il Vietnam era un solo paese. L'incapacità dell'Esercito della Repubblica del Vietnam (ARVN) di contrastare i guerriglieri divenne una preoccupazione crescente negli Stati Uniti, i quali ammisero peraltro che stava serpeggiando un certo malumore nei confronti di Diem. La paura era che Diem si alienasse il sostegno di quella fascia di popolazione ritenuta dagli USA necessaria per il governo. L'ambasciatore Durbrow fece allora pressioni affinché Diem attuasse una serie di riforme che potessero garantire il sostegno della popolazione, altrimenti gli Stati Uniti avrebbero cominciato a pensare a nuove strategie e a leader alternativi. Diem non reagì e i rapporti con gli Americani si fecero sempre più tesi. Nel novembre 1960 sembra che alcuni funzionari americani si dimostrassero favorevoli ad un tentativo di colpo di stato militare che Diem riuscì a respingere; egli continuò comunque a dimostrarsi restio ad ascoltare i consigli degli Americani.

La posizione di Diem era ormai compromessa, ma l'impegno degli Stati Uniti e del presidente Kennedy continuò a crescere: il nuovo presidente riteneva che la guerra fosse un'aggressione comunista nell'ambito della guerra fredda e riteneva altresì che una vittoria dei comunisti vietnamiti avrebbe incoraggiato altri movimenti rivoluzionari nel resto del mondo. Il nuovo presidente e i suoi uomini ritenevano anche che l'insurrezione nordvietnamita fosse la più insidiosa delle sfide che i Vietnamiti avessero lanciato

Dinanzi alla posizione critica del governo di Saigon, Kennedy ribadì l'impegno americano in Vietnam al fine di evitare una vittoria comunista nel paese. Il presidente americano decise di puntare sulla tattica della “controinsurrezione”, una serie di interventi messi in atto dal governo istituzionalizzato per sconfiggere la rivolta mirante a rovesciarne l'autorità. Se i ribelli vietnamiti utilizzavano tattiche di guerriglia per scalzare il governo di Saigon e ottenere il controllo politico, una efficace controinsurrezione doveva provvedere alla sicurezza della popolazione in generale e ottenerne il controllo . Per questo motivo i reparti armati speciali (Berretti verdi) dell'esercito americano iniziarono ad addestrare l'esercito sudvietnamita. Tra il 1961 e il 1964 gli USA lanciarono anche un programma che prevedeva la creazione di villaggi strategici fortificati sorvegliati da unità militari regolari ma, al pari delle agrovilles, anche questi villaggi non riscossero successo e non conseguirono gli obiettivi che che ci si era prefissati. I consiglieri americani si trovarono quindi in disaccordo su quale fosse la tattica migliore per sconfiggere i ribelli, ma erano tutti concordi sul fatto che senza gli aiuti statunitensi i comunisti avrebbero preso il controllo del Sud.

Era dunque evidente che l'amministrazione Kennedy intendeva dare la priorità assoluta al Vietnam, e in questo senso inviò il vicepresidente Johnson a Saigon per incoraggiare Diem a rinsaldare la sua reputazione . Il vicepresidente rientrò in patria sostenendo che la preoccupazione che i soldati americano potessero essere impegnati in combattimenti laggiù era totalmente infondata: Diem non li voleva e non avrebbe richiesto la loro presenza se non in caso di un attacco diretto dal Nord, ritenuto da Johnson improbabile .

Kennedy decise allora di inviare il generale Maxwell Taylor per valutare l'eventuale impatto della presenza di truppe da terra americane in Vietnam; Taylor riferì che era effettivamente in atto una crisi ma che era possibile affrontarla inviando un numero maggiore di di consiglieri militari piuttosto che truppe da combattimento.

Inoltre gli Stati Uniti chiesero a Diem di ampliare la sua base di sostegno, aprendo il governo ad altre fazioni politiche, ma il presidente vietnamita non seguì le indicazioni dei consiglieri americani e si oppose anche a interventi militari che potessero portare a elevate perdite umane.

L'insurrezione nel Sud nacque a livello locale ma, sebbene gli scontri militari fossero diventati più frequenti, il governo di Hanoi e il FNL continuarono a dare la precedenza agli aspetti politici della lotta perché non volevano che gli Stati Uniti intervenissero direttamente nel conflitto, perché speravano ancora che il governo di Saigon crollasse da solo e infine perché Cinesi e Sovietici volevano evitare un conflitto militare su vasta scala nel sud-est asiatico. La posizione militare del governo di Saigon si aggravò nel corso del 1963 . Una delle prime e importanti battaglie si svolse presso Ap Bac il 2 gennaio dove l'esercito sudvietnamita diede prova della sua incapacità in battaglia. Naturalmente il governo di Saigon emanò comunicati ottimistici in merito all'esito della battaglia nascondendo la sconfitta per non compromettere ulteriormente la sua posizione.

Gli ufficiali statunitensi ritenevano che solo un governo anticomunista avrebbe potuto sconfiggere il FNL, ma non credevano che Diem avesse le possibilità per poterlo guidare. Infatti Hanoi stava guadagnando terreno sul versante politico, anche se Saigon era superiore dal punto di vista militare. Alla fine dell'anno il FNL era pronto a lanciare un'offensiva e insurrezione generale.

L'insoddisfazione americana verso Diem era controbilanciata da quella di Diem verso gli Stati Uniti . Il crollo di Diem sarebbe stato possibile solo grazie all'appoggio americano: il presidente Kennedy infatti era consapevole dell'incapacità del leader sudvietnamita di giungere a compromessi con i gruppi dissidenti e quindi era impossibile vincere la guerra sotto la sua guida. Kennedy fece propria l'opinione di Henry Cabot Lodge, ambasciatore americano in Vietnam, che stava incoraggiando gli alti ufficiali di Diem a mettere in atto un colpo di stato .

La fine di Diem ebbe inizio con una controversia religiosa che, nel corso del tempo, si trasformò in una rivolta politica. Diem infatti contava sulle migliaia di cattolici che considerava come la struttura portante del suo consenso, e in virtù di questo diede inizio ad una campagna di intolleranza nei confronti della maggioranza buddhista. La situazione crollò l'8 maggio 1963, anniversario della nascita di Buddha, quando il vicecapo della provincia di Hue, cattolico, fece applicare un decreto che proibiva di esporre il vessillo buddhista ma solo la bandiera nazionale. Le proteste delle organizzazioni buddhiste si moltiplicarono per tutte le settimane successive e i soldati governativi aggravarono i disordini con la repressione in alcuni casi anche brutale . I buddhisti non avevano nessun rapporto con i comunisti ma adottarono le loro tecniche, e Diem addossò la colpa degli scontri sanguinosi e dei morti ai Vietcong. L'ambasciatore Nolting, seguendo le indicazioni di Washington, cercò di spingere Diem ad assumere un atteggiamento conciliante, ma questi si rifiutò di ritrattare la sua idea secondo cui l' incidente a Hue era stato provocato dai Vietcong. Circa un mese dopo la signora Nhu, sua cognata ma ritenuta la “first lady” sudvietnamita, lo contraddisse apertamente e aggravò ulteriormente la crisi sostenendo che i buddhisti erano manipolati dagli Americani.

A questo punto gli USA attaccarono Diem molto duramente e, dopo che il monaco buddhista Quang Duc si diede fuoco a Saigon in segno di protesta contro il regime di Diem scatenando la forte reazione dell'opinione pubblica americana, trovarono come unica soluzione l'introduzione di una nuova e migliore gestione. Innanzitutto Nhu doveva andarsene perché era per colpa sua che il governo si era alienato l'appoggio della maggioranza del paese e aveva avuto inizio l'oppressione dei buddhisti, ma soprattutto perché stava considerando l'ipotesi di un ravvicinamento ad Hanoi.

Lodge fu incaricato da Washington di offrire un'ultima possibilità al leader vietnamita per liberarsi del fratello e della cognata; nel frattempo, l'agente della CIA Conein informò i generali vietnamiti del colpo di stato che si stava preparando, ma questi si dimostrarono piuttosto nervosi in proposito. I preparativi del colpo di stato vennero però bloccati durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale e per tutto il 1963 si continuò a discutere su quante pressioni esercitare su Diem affinché avviasse un piano di riforme. Lodge però era convinto che l'unico modo per migliorare la situazione, e quindi vincere la guerra, era il colpo di stato considerando che egli aveva proposto tutta una serie di riforme a Diem ma questi le aveva rifiutate.

Si decise di agire inizialmente tagliando i fondi alle truppe scelte di Nhu, e questo gesto venne inteso dagli esitanti generali vietnamiti come il segno del sostegno americano; il 5 ottobre 1963 Kennedy approvò la mossa. Il colpo di stato venne realizzato dai generali il 1° novembre e sia Diem che Nhu vennero giustiziati la mattina dopo. Per gli Stati Uniti Diem era stata una sconfitta tattica ma facilmente rimpiazzabile da una giunta totalmente dipendente dagli USA e quindi pronta a seguirne i consigli senza problemi.